In Italia è tempo di Pride, la manifestazione simbolo dell’orgoglio LGBT+, ora LGBTQIA+, ovvero di tutte le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e di recente anche queer (termine che definisce chi non è eterosessuale e non è cisgender), intersessuali e asessuali (il + alla fine serve includere più generi possibile): una manifestazione dedicata alla parità dei diritti, all’amore in ogni suo forma e alla libertà in amore.
Ma da dove nasce questa manifestazione e perché si tiene in questo periodo ovvero nel mese giugno?
Non molti sanno che tutto risale a quanto avvenne nel lontano 1969, nella notte tra il 27 e 28 giugno a New York allo Stonewall, bar frequentato da omosessuali, transessuali e lesbiche in Christopher Street nel Greenwich Village. Per la prima volta gli avventori del locale si ribellarono a una retata della polizia e diedero inizio a quelli che vengono definiti i “Moti di Stonewall”.
All’epoca, la polizia faceva spesso retate nei locali frequentati da gay, ecc. ed escogitava ogni possibile motivo per giustificare gli arresti con accuse di “indecenza”, tra cui baciarsi, tenersi per mano, indossare abiti del sesso opposto o anche il semplice essersi trovati nel bar al momento dell’irruzione. Spesso la polizia ricorreva a tecniche di adescamento e alla violenza.
Sullo Stonewall poi la polizia dichiarò che forniva pretesti per un intervento della polizia: operava senza licenza per i liquori, aveva legami con il crimine organizzato, e forniva dei “go-go boys” scarsamente abbigliati come intrattenimento.
In un clima sociale e politico caldo e in fermento, la rivolta dello Stonewall esplose il giorno dopo il funerale di Judy Garland che era a suo modo un’icona gay. Al funerale parteciparono infatti più di dodicimila persone omosessuali.
L’episodio violento avvenuto allo Stonewall viene considerato simbolicamente come il momento di nascita del movimento di liberazione LGBT in tutto il mondo.
Per questo motivo il 28 giugno, e in generale l’intero mese di giugno, è stato scelto dal movimento come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBT” o per brevità “Pride”.
Ed è stata eletta a simbolo di quei moti la transessuale Sylvia Rivera, che iniziò la protesta gettando una bottiglia contro un poliziotto dopo essere stata colpita con un manganello. La mischia esplose in mezzo alla gente verso l’una di notte, i poliziotti cercarono riparo all’interno del bar, ma la folla non si fermò. Alcuni tentarono di dar fuoco al locale, altri di sfondare le porte per costringere gli agenti a uscire. E non appena la notizia della rivolta si diffuse molti residenti del quartiere accorsero in massa per unirsi ai tumulti. Arrivarono altre forze dell’ordine in tenuta antisommossa e molte furono le persone picchiate, alcune pestate a sangue dai poliziotti. Vennero arrestate tredici persone e feriti quattro agenti di polizia, oltre a un numero imprecisato di dimostranti che lanciavano bottiglie e pietre gridando “Gay Power”. Più di 2.000 persone combatterono contro oltre 400 poliziotti. Le drag queen invece prendevano in giro i poliziotti cantando: “Siamo le ragazze dello Stonewall, abbiamo i capelli a boccoli, non indossiamo mutande, mostriamo il pelo pubico e portiamo i nostri jeans sopra i nostri ginocchi da checche!” Tre giorni dopo un nuovo episodio esplosivo: 1.000 persone si radunarono al bar e causarono gravi danni. La rabbia contro il modo in cui la polizia aveva trattato i gay per anni e anni venne in superficie. Davanti al locale furono distribuiti volantini che riportavano la scritta “Via la mafia e gli sbirri dai bar gay!”. Ai nostri giorni fa quasi ridere pensare che una volta gli sbirri massacravano le persone a suon di manganello e ora sono diventati gli stessi avventori dei locali. Buon Pride a tutti! NUMA